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L’uniforme scolastica nelle classi francesi: sì o no?

In Francia a settembre partirà una sperimentazione per introdurre l'uniforme scolastica, ma il dibattito sulla proposta del governo è ancora aperto.

Scuole nel mondo 
14 marzo di: Romain Borgna
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Nel mese di settembre 2024, 100 scuole francesi sperimenteranno l’uso di un’uniforme scolastica, abilmente descritta dal governo francese come un “vestito unico”, che potrebbe essere estesa a tutte le scuole pubbliche nel 2026. In occasione della conferenza stampa del 16 gennaio 2024, il presidente Macron ha promesso di “riarmare civilmente” la nazione francese e questo esperimento fa parte di un progetto per migliorare il clima scolastico e il successo formativo.

Contrariamente a quanto si può credere in Francia non è mai esistita un’uniforme scolastica. In alcuni casi, per motivi igienici e pratici, gli scolari francesi potevano indossare delle camicie, equivalenti del grembiule italiano, soprattutto nel periodo 1940-1960, ma non si trattava di un’unica divisa. L’uniforme è però un mito profondamente radicato, che corrisponde alle fantasie dei partigiani del “romanzo nazionale”. Nel settembre 2023, un sondaggio del CSA mostrava che quasi 6 francesi su 10 erano favorevoliall’introduzione delle uniformi nelle scuole, una percentuale che è rimasta stabile dal 2017.

Le motivazioni della proposta

Il progetto di introdurre l’uniforme ha quindi i suoi sostenitori, che si trovano più ampiamente nella società civile e che non sono sempre direttamente o veramente interessati dal progetto. Sul sito del Ministère de l’Éducation nationale et de la Jeunesse francese, tra gli argomenti legati alla proposta c’è l’idea che l’uniforme abolirà le differenze sociali ed economiche, promuovendo così l’uguaglianza, il sostegno reciproco e il senso di appartenenza alla stessa comunità. Per chi sostiene le uniformi scolastiche, questa soluzione permetterebbe anche di allontanarsi dalle distrazioni della moda e dei grandi marchi di abbigliamento.

Il 16 gennaio, in una conferenza stampa e in una serie di tweet ufficiali, il presidente Macron ha annunciato che “l’uniforme unica cancella le disuguaglianze tra le famiglie e crea le condizioni per il rispetto”. In realtà, l’uniforme scolastica, già sperimentata nei territori francesi d’oltremare, non è mai riuscita a cancellare le disuguaglianze sociali ed economiche. Gli alunni hanno sempre trovato altri modi per differenziarsi, acquistando oggetti da usare a scuola o semplicemente comprando altre uniformi nuove, mentre altre famiglie meno abbienti sono spesso costrette a usare abiti di seconda mano, o addirittura a passarli da un figlio all’altro.

Il sistema è stato sperimentato anche nella Francia continentale, nel collegio del Lycée d’Excellence di Sourdun (Seine-et-Marne) nel 2012, prima di essere adottato nelle scuole vicine della città di Provins. L’esperimento si è rivelato un fallimento: sei anni dopo, lo stesso sindaco ha riconosciuto che il sistema, non obbligatorio, era anche troppo costoso e poco pratico, e l’uniforme è stata abbandonata. Il dibattito rimane ancora aperto, anche se il governo ha deciso di accelerare e di lanciare l’esperimento del prossimo senza chiedere realmente il parere della comunità educativa e dei dipendenti del Ministero.

Un rifiuto sempre più visibile

Tuttavia, l’opposizione più visibile si trova all’interno della stessa comunità educativa. Se è relativamente facile capire che il rispetto e l’autorità didattica non si guadagnano indossando un’uniforme, ma attraverso pratiche e gesti professionali specifici, è importante sottolineare che la maggior parte dei sostenitori originari dell’uniforme hanno finito per abbandonare l’idea.

Molte delle 100 scuole che si erano offerte di sperimentare l’uniforme hanno dovuto rinunciare. Per partecipare all’esperimento, inoltre, le scuole volontarie devono ottenere l’approvazione del consiglio scolastico o del consiglio di amministrazione, in cui hanno voce in capitolo i rappresentanti dei genitori e degli alunni. Ad esempio, gli alunni del complesso scolastico Touchard-Washington di Le Mans sono stati consultati tramite scrutinio elettronico e il risultato è stato chiaro: il 78% di loro ha respinto l’idea di un’unica uniforme. Spesso i detrattori tra gli alunni la contestano perché annullerebbe la personalità perpetuando alcuni stereotipi, in particolare di genere o socioeconomici.

I principali sindacati francesi degli insegnanti, di qualsiasi orientamento politico, si oppongono all’introduzione dell’uniforme. Gli scioperi, iniziati alla fine di gennaio 2024, continuano. Tuttavia, questo rifiuto fa parte di un insieme più ampio di richieste. In altre parole, i sindacati chiedono soprattutto maggiori risorse finanziarie, un aumento sostanziale degli stipendi e delle missioni, e l’abbandono di una serie di misure, in particolare le classi di livello e appunto dell’uniforme. Quindi, più che un “riarmo civico”, i sindacati degli insegnanti chiedono un vero e proprio piano di emergenza per la scuola.

L’ultima critica non riguarda l’estetica dell’uniforme, ma il suo costo. In un momento in cui le scuole francesi sono sempre più a corto di risorse, la divisa unica è pubblicizzata con un costo annuale di 200 euro a corredo (escluse le eventuali sostituzioni). Il costo, che sarà sostenuto dagli enti locali e non dallo Stato, solleva degli interrogativi: gli enti locali, a corto di risorse dopo l’abolizione della taxe d’habitation (equivalente dell’IMU italiano) nel 2023, dovranno sicuramente aumentare le tasse locali.

Infatti, ciascuna autorità locale determina le esigenze degli istituti interessati e assegna il proprio contratto, consentendo di apportare integrazioni nel corso dell’anno, se necessario. In queste condizioni, il lungo progetto di introdurre una tassa uniforme entro il 2026 – un anno prima delle prossime elezioni presidenziali e legislative in Francia – appare sempre più incerto. Solo nel 2025 potremo fare una prima valutazione!