Dire, fare, insegnare
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Per una didattica emotivamente intelligente

Manuel Caviglia, EQ Education & Community Manager di Six Seconds Italia, spiega alcuni punti chiave dell’intelligenza emotiva partendo da spunti letterari.

Metodologie 
08 novembre 2023 di: Manuel Caviglia
copertina

Partecipando a una cena tra amici del liceo, ci si trova a rivivere inevitabilmente i ricordi: si passano in rassegna gli insegnanti e i momenti memorabili a loro associati, le materie più o meno amate. Talvolta riaffiorano anche gli “incubi” comuni alla classe: per esempio l’insegnante di italiano che voleva fare imparare a memoria i canti della Divina Commedia.

Al solo nominare l’opera si inorridisce associandole pesantezza, incomprensibilità, polemiche sui costumi dell’epoca: un capolavoro letterario ma in apparenza lontano dalla nostra realtà.

E se qualcuno di loro avesse riletto interamente l’opera di recente e vi avesse trovato molto collegamenti con il tema dell’Intelligenza Emotiva? Tutti lo guarderebbero come un alieno, poiché spesso a scuola ci si sofferma solo sulla polemica contro i malcostumi dell’epoca, tuttavia lo scopo dichiarato dallo stesso Dante era un altro: riportare l’essere umano verso la via del bene, verso la felicità. E questa strada parte dalla conoscenza di sé stessi.

Ed ecco il primo punto di contatto con l’Intelligenza Emotiva: la Self Awareness, l’autoconsapevolezza, è un’area con cui la alleniamo partendo dal riconoscimento delle nostre emozioni e dell’effetto che hanno sui nostri comportamenti. A proposito di emozioni, la Commedia inizia parlando di paura.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinnova la paura.

Le neuroscienze oggi ci dicono che un’emozione è un neurotrasmettitore che si forma nel cervello, si irradia nel corpo, dura circa sei secondi e si dissolve. Quindi come alimentiamo la paura? Con i nostri pensieri. L’emozione arriva in risposta a un sentire, una percezione ma i pensieri che scegliamo di coltivare influenzano il nostro stato d’animo. A questo punto si entra nell’area dell’intenzionalità e questo ci proietta nella seconda area dell’Intelligenza Emotiva, il Self Management: l’abilità di scegliere, di gestirci e portare avanti i nostri obiettivi.

Ma in quante scelte siamo intenzionali? Il gruppo di ex compagni del liceo confrontandosi potrebbe facilmente scoprire che in pochi sono entusiasti del proprio percorso di studi o del loro lavoro. Le scelte che portano a provare noia e frustrazione sono quindi pienamente intenzionali o dipendono da una dimensione di “pilota automatico”?

Anche Dante ci mostra il “pilota automatico” nel V canto dell’Inferno con il contrappasso di Paolo e Francesca la cui pena nel girone dei lussuriosi è di essere incessantemente sospinti dai venti ma ancora avvinghiati l’uno all’altro: il vento della passione che non fa scegliere. Dante descrive questi peccatori come quelli che la ragion sommettono al talento (inteso come passione). Ossia persone che non hanno l’abilità di gestire, navigare le proprie emozioni, caratteristica centrale del Self Management. Chi non naviga in questa area di intenzionalità è chi preferisce sentirsi in balia degli eventi, con una rinuncia al libero arbitrio. E infatti Francesca spiega di chi è la colpa, secondo lei, dell’aver ceduto alla passione con Paolo segnando il loro destino:

Galeotto fu il libro e chi lo scrisse.

Il cedere alla passione nasce dall’aver letto la storia di Lancillotto e Ginevra, colpa del libro e di chi l’ha scritto. Quanto spesso anche noi cerchiamo colpe all’esterno? La responsabilità da un lato pesa ma allo stesso tempo ci dà il potere di influenzare gli eventi e cambiare rotta.

Ma a che cosa serve utilizzare il libero arbitrio? Qual è lo scopo? Ed ecco la terza area per allenare l’Intelligenza Emotiva: la Self Direction. E citiamo di nuovo Dante che fa dire a Ulisse:

Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.

Come sarebbe stata la nostra vita se al liceo avessimo imparato l’amore per il sapere? Forse abbiamo imparato delle opere a memoria ma ciò non ci ha reso felici, poiché per riscoprire sé stessi si deve fare un viaggio in profondità. In generale ciò che impariamo a conoscere ci farà meno paura e questo è il viaggio verso la conoscenza che porta, come direbbe Dante, a uscire a riveder le stelle, verso la montagna (del Purgatorio) che sarà l’inizio della retta via che era smarrita.

In breve, se quel professore avesse fatto studiare in questo modo la Commedia, sarebbe forse rimasta impressa ai suoi alunni, senza doverla imparare a memoria?

I liceali di ieri, forse oggi genitori e insegnanti, possono scoprire che l’altro viaggio dell’Intelligenza Emotiva può portarli a utilizzare qualità che possiedono già, che vanno allenate e coltivate, per diventare role model. Così facendo possono donare questa opportunità ai giovani che più che mai in questo tempo hanno bisogno di un Virgilio che sappia indicare loro una strada alternativa, una diritta via che esiste ma che forse per molti è ancora un po’ nascosta e che Dante dona a chi si allena a leggere tra le righe:

O voi che avete gl’intelletti sani, mirate la dottrina che s’asconde sotto il velame de li versi strani.