Dire, fare, insegnare
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La scuola come la casa

Asteria Bramati, docente esperta di neuropedagogia, parla dell'importanza dello spazio esterno nella rappresentazione dei processi cognitivi per iniziare un dialogo sulla rilevanza dell'ambiente scolastico per l'apprendimento.

Metodologie 
12 ottobre 2023 di: Asteria Bramati
copertina

La casa ma anche la scuola sono un simbolo fondamentale della psiche umana (DURAN, 1960). Gli ambienti in cui abitiamo sono spesso un’estensione del nostro corpo, ma, anche uno specchio della nostra identità e della nostra memoria: in altre parole la casa può essere considerata un riflesso dell'individuo e, allo stesso modo, può esserlo il banco a scuola.

La mente umana si basa su simboli, che vengono elaborati a più livelli, che permettono una interpretazione sempre più complessa della realtà che ci circonda; perciò anche l’ambiente in cui siamo immersi è valutato e descritto da un livello ancorato al pensiero più profondo, caratterizzato da simboli arcaici e archetipici (Jung, 1934.54, Pinetti, 2017). Il rapporto fra il pensiero e la rappresentazione dei concetti nella mente e i simboli esterni, esemplificato anche dal linguaggio, è strettissimo: secondo alcune ricerche neuroscientifiche le conoscenze sono inscritte, incarnate (embodied) in stati corporei e nei nostri sistemi celebrali (Gallese, 1999).



In questo contesto assume sempre più importanza la neuroscienza cognitiva, nata agli inizi del secolo scorso quando, in seguito allo sviluppo di alcune tecniche per visualizzare il funzionamento della corteccia e dei nuclei cerebrali, si chiarì come il cervello rende possibile la cognizione e più in generale come funziona la mente in rapporto ad attività quali la memoria, l’apprendimento, l’emozione, i processi inconsci (Rizzolatti, 1991). I più recenti studi sui processi cognitivi umani portano a identificare in specifiche geometrie e forme delle informazioni essenziali che, evolutivamente e biologicamente, si è portati a selezionare e individuare in modo automatico sollecitando delle specifiche risposte emozionali e comportamentali (Salingaros, 2015).

Per esempio la simmetria dell'asse verticale della facciata di un edificio può richiamare le stesse informazioni ricercate nel volto umano o nel muso degli animali: gli elementi simmetrici possono richiamare le caratteristiche anatomiche come occhi, orecchie o narici. Questo fenomeno riconducibile all'illusione ottica della pareidonica, noto agli studiosi di arte, trova conferma negli studi sul cervello. Tale fenomeno si può sfruttare dal punto di vista psicologico per valutare alcune caratteristiche caratteriali, emotive e cognitive. Per esempio se chiediamo a un soggetto di disegnare una casa, attraverso la rappresentazione grafica si possono indagare la personalità e il vissuto emotivo della persona, ma anche analizzare specifici aspetti di come essa rappresenta il mondo che la circonda.

Le componenti della casa, le sue stanze, le sue caratteristiche architettoniche sono simboli e icone della psicologia più profonda nelle quali ognuno si rispecchia.Il filosofo Gaston Bachelard ne “La poetica dello spazio” definisce la casa un corpus di immagini. Anche la scuola deve essere un corpus di immagini che gli richiamano il vissuto fisico e mentale dello studente. Lo spazio a scuola deve essere caratterizzato da simboli artistici che permettano il Cosiddetto processo di incarnazione del vissuto dell'allievo, che non coinvolge solo lo sguardo.



Le neuroscienze ci insegnano che non vediamo solo con la parte visiva del cervello; l’esperienza di ciò che viviamo è qualcosa di sinestetico e multimodale: quando guardiamo il mondo entrano in gioco la parte emotiva, quella tattile e quella motoria, oltre alla parte visiva. Il rapporto estetico con i simboli (artistici) non è mediato solo dalla parte cognitiva e linguistica della mente, ma c'è anche un coinvolgimento empatico (Gallese, 2021). Per esempio, quando si vede il dito di san Tommaso che si inserisce nella piaga di Cristo in un dipinto di Caravaggio, anche se è una rappresentazione statica e bidimensionale, si attivano aree tattili del cervello. In termini tecnici si parla di simulazione incarnata, un processo che è alla base del coinvolgimento estetico.

I pionieri di queste ricerche, come Semir Zeki, già dalla fine degli anni Novanta hanno concentrato la propria attività di ricerca sull’individuazione delle basi neurologiche di che cosa ci colpisce quando vediamo qualcosa, indipendentemente dal fatto che si tratti di un dipinto, dell’ascolto di un brano musicale o della visione di un’equazione matematica. Queste ricerche cercano di coniugare la fruizione dell’arte con l’indagine neuroscientifica, per capire come si sostanzia dal punto di vista del corpo l’esperienza sensibile di un quadro o un film. Si è capito che un elemento importante del rapporto con le opere artistiche, ma, anche con oggetti particolari, stimoli religiosi ed elementi coesivi di un gruppo sociale, è l’empatia, il sentire quello che l’oggetto trasmette. A scuola bisogna evocare negli studenti tale emozione. Ma come? L'empatia, come ci insegnano le neuroscienze, è direttamente legata a come si vivono e dove si vivono le esperienze. Ecco allora l'importanza dei luoghi educativi.