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La Pedagogia dei Talenti

Martina Brazzolotto, esperta in didattica per la plusdotazione e didattica dei talenti, spiega che cosa sia la Pedagogia dei Talenti e quali siano i suoi vantaggi, raccontando anche delle realtà che già la applicano.

Metodologie  Inclusione 
06 dicembre 2022 di: Martina Brazzolotto
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Integrazione e inclusione nella scuola italiana

La scuola italiana è famosa in tutto il mondo per le pratiche di inserimento, integrazione e inclusione che si sono alternate e ampliate negli ultimi quarant’anni. Gli alunni con disabilità, con disturbi specifici di apprendimento o con bisogni educativi speciali hanno l’opportunità di usufruire di un’attività differenziata, pur beneficiando del contesto dato dalla classe eterogenea. I maestri “pedagogisti speciali” italiani contemporanei, come Andrea Canevaro, Luigi D’Alonzo, Dario Ianes ci hanno insegnato quanto sia importante pensare all’individuo come “risorsa”; tuttavia, poca attenzione è stata posta al significato profondo di talento, agli alunni con plusdotazione (gifted children) e all’impatto che il talento umano ha nella società.

I gifted children e la Pedagogia dei Talenti

Ogni insegnante dovrebbe avere l’occasione di essere formato sulla Pedagogia dei Talenti, dal momento che il talento umano, inteso con l’accezione pedagogica italiana - elaborata da pedagogisti quali: Egle Becchi, Franco Frabboni, Massimo Baldacci, Umberto Margiotta - è parte integrante dell’identità di ciascuno (come sostiene anche Lucia Chiappetta Cajola). Pertanto non possiamo intendere il talento come tratto che contraddistingue un’élite.

Iniziare a introdurre una Pedagogia dei Talenti nelle università e nella formazione per gli insegnanti in servizio contribuirebbe a creare una società più democratica e sensibile alla meritocrazia. Come sosteneva John Dewey la meritocrazia non deve essere intesa in antitesi rispetto alla democrazia, ma come parte integrante della democrazia stessa. Dewey ci ha insegnato che la meritocrazia è una democrazia ben riuscita. Inoltre, il diffondere una pedagogia dei talenti aumenterebbe “un’inclusione inclusiva” che riguarda tutti anche i gifted children, così da completare l’attuale “inclusione speciale” riservata, nella pratica, alle sole persone con disabilità, o con disturbi e bisogni educativi speciali. Adottare questo approccio significherebbe iniziare a riconoscere il talento di ciascuno anche delle persone con disabilità, disturbi o bisogni speciali, indipendentemente dalle etichette. Ciò non è possibile senza un cambio di prospettiva, per questo è necessario e urgente introdurre una Pedagogia dei Talenti inclusiva per rendere non solo la scuola, ma la società tutta, più equa.

Il termine “Pedagogia dei Talenti” è stato promosso da Massimo Baldacci nel suo testo Una scuola a misura di alunno (1) già nel 2002; purtroppo, però, la sua proposta non ebbe un seguito, forse perché non c’era una motivazione “concreta” o forte. Oggi, invece, sembra che sempre più la scuola e anche le università si stiano aprendo a una Pedagogia dei Talenti. Ciò accade poiché si delinea la necessità di includere una categoria specifica di alunni, i gifted children, che, come suggerisce la nota ministeriale n. 562 del 2019, rientrano nel mare magnum dei bisogni educativi speciali. Gli alunni con plusdotazione sono per definizione coloro che possiedono delle potenzialità o talenti, ma spesso non vengono riconosciuti nel contesto scolastico. Secondo i dati emersi dalla ricerca di dottorato in Pedagogia Speciale, svolta dall’autrice all’Università di Bologna nel 2019, si può affermare che, anche se sembra un paradosso, gli insegnanti e i dirigenti scolastici non notano il talento neppure negli alunni con plusdotazione. La tesi sostenuta nella ricerca è che nella scuola il talento possa essere inteso come un geode di ametista: spesso si osserva e si valuta l’involucro (ossia il geode) senza aspettarsi che all’interno possano esserci dei cristalli (nel nostro caso di ametista). Qualora si vedano i cristalli si tende a dare maggiore importanza alla parte cognitiva, a dare troppi stimoli, quella troppa luce che solitamente toglie le bellissime sfumature del viola e porta il cristallo a cambiare colore (l’ametista se ha troppa luce diventa marrone-giallognolo) e di conseguenza avviene un’alterazione dell’identità (non è più ametista).

Alcune realtà che valorizzano la Pedagogia dei Talenti

Siamo ancora distanti da una Pedagogia dei Talenti svincolata dall’etichetta. Nonostante ciò esistono realtà come il “Centro Didattica Talenti” (Talent Education Center) che cercano di promuovere la “cultura del talento” per valorizzare le peculiarità di ciascuno (gifted children inclusi). Ogni giorno il centro offre a ragazzi e ragazze la possibilità di frequentare delle attività di arricchimento formativo, svolte in modalità online per consentire anche a coloro che vivono in aree decentrate di avvalersi dei servizi. Il centro, inoltre, tende a coinvolgere allievi e famiglie nelle scelte didattiche: sia per quanto concerne la scelta dei temi da trattare, sia per quanto riguarda l’organizzazione concreta delle lezioni.

Il centro si occupa anche di formazione per docenti e segue un approccio coerente con i principi della Pedagogia Speciale e della Pedagogia dei Talenti allo stesso tempo. Inoltre vengono organizzati incontri di supporto e formazione per i genitori, per aiutarli a scegliere lo stile educativo più efficace, nonché percorsi di orientamento rivolti a ragazze e ragazzi impegnati nella scelta della scuola superiore.





L’esperienza personale di chi scrive porta a interrogarsi su coloro che abbandonano la scuola in età precoce. Il motivo che provoca l’interruzione degli studi è molto complesso e riguarda più fattori contemporaneamente ma potremmo dire che forse è a causa di un mancato riconoscimento delle potenzialità o di un talento in quel ragazzino o ragazzina. Per combattere la dispersione scolastica dovuta a mancato riconoscimento dei talenti è nata anche la scuola online Talenti Live che offre una guida competente che sappia trasmettere contenuti e sviluppare competenze, ma soprattutto riconoscere e valorizzare in ragazzi e ragazze quel talento che nessuno è riuscito a comprendere. La scuola online ha l’obiettivo di reinserire gradualmente quei bambini o ragazzi che necessitano di un periodo di distacco per ritrovare la motivazione, per poi ricominciare a frequentare il sistema scolastico tradizionale.

Per aiutare tutti i ragazzi e le ragazze che, indipendentemente dalla presenza di una disabilità, di un disturbo o di una plusdotazione, abbandonano la scuola, è essenziale che le nuove generazioni di ricercatori e ricercatrici portino avanti una Pedagogia dei Talenti.

Riferimenti bibliografici

(1) Massimo Baldacci, Una scuola a misura di alunno, UTET Università, 2002, p. 166.

Immagini: © Martina Brazzolotto