Dire, fare, insegnare
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L’intelligenza emotiva e la lettura ad alta voce a scuola

La docente Maddalena Raffa spiega in questo articolo come trasformare l'esperienza educativa in un momento cruciale per la crescita dei ragazzi e delle ragazze.

Metodologie  Esperienze di insegnamento 
02 ottobre 2023 di: Maddalena Raffa
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In un’epoca in cui gli strumenti tecnologici utilizzabili nell’ambito della didattica sono sempre più sofisticati, allettanti e coinvolgenti, in un mondo in cui le strategie di comunicazione e di diffusione di contenuti si evolvono velocemente, costringendoci a notevoli sforzi di adattamento, ci si chiede quale sia effettivamente il ruolo del docente nella scuola.

Possiamo accettare senza battere ciglio che il docente sia ormai soltanto un organizzatore di situazioni di lavoro all’interno della classe? Si può affermare che il successo formativo nel nostro sistema scolastico non dipenda più direttamente dalla preparazione dei docenti o dalle loro abilità comunicative, ma sia fortemente collegato alla messa in atto di metodi didattici di successo e all’avanguardia?

Applicare alla lettera strategie o metodi ritenuti validi, mettendosi poi nell’ottica di verificarne i risultati rispetto alle competenze acquisite, può essere considerata l’unica strada percorribile? Che cos’è che rende una lezione interessante, speciale o addirittura indimenticabile?

La lezione come relazione

Molti tra sociologi, psicologi, pedagogisti hanno tentato di rispondere a queste domande che paiono quesiti esistenziali fondanti, trasferibili in ogni situazione di vita e di relazione umana. Insomma, che cosa rende una relazione autentica, costruttiva e formativa?

Nel suo libro Dai batteri a Bach, Daniel Dennett esamina nel dettaglio il processo della creazione della “mente”, l’avvio lento ma inesorabile dell’accumulo catalogato di informazioni, determinato da azioni necessarie come procacciarsi il cibo, difendersi dai pericoli e comunicare concetti.

La trasmissione di memi – i preziosi oggetti culturali appresi per imitazione – viene considerata dallo scienziato e filosofo la base del complesso e articolato processo dell’apprendimento. E dunque, a questo punto, Daniel Dennett ci aiuta a stabilire una distinzione importante tra:

  • L’ apprendimento di competenze senza conoscenza (la selezione naturale conduce a trovare ragioni senza che vi sia una mente dietro che ne elabori l’obiettivo ultimo: si tratta dei cosiddetti principi giustificativi in fluttuazione libera, centro propulsore del saggio di D. Dennett. Sono esistite le ragioni prima che esistessero le rappresentazioni di ragioni).
  • L’apprendimento di competenza con conoscenza (e qui si sofferma ad indicare il salto evoluzionistico essenziale: l’uomo che utilizza il linguaggio diviene precursore di soluzioni, nel senso che ne ipotizza la realizzazione a priori).

La complessa premessa, dunque, conduce ad una fondamentale conclusione: il ruolo del docente non è solo quello di stimolare l’apprendimento senza conoscenza, ma di avviare un sistema di apprendimento più profondo, intercettando la potenzialità dei nostri studenti e predisponendo le loro menti a elaborare, ipotizzare, creare.

Considerato un passaggio fondamentale, l’apprendimento mnemonico, meccanico, meramente esecutivo deve essere il trampolino di lancio per lo sviluppo di altre facoltà: l’intelligenza emotiva, la creatività, l’inventiva.

È qui che emerge con forza il ruolo del docente, a prescindere dal metodo didattico che ha scelto di adottare. Come afferma Antonio Calvani nel libro Come fare una lezione efficace, il docente è spessol’artefice di una complessa negoziazione relazionale e simbolica” all’interno della classe.

La capacità empatica del docente – unita ad una profonda conoscenza della disciplina che insegna – può trasformare una lezione in un momento di massima intesa intellettuale ed emotiva, facendola divenire indimenticabile.

Quando in una classe si crea un silenzio di attenzione e stupore; quando accanto alla voce del docente che espone i contenuti si intersecano armoniosamente quelle dei suoi studenti a supporto, integrazione, perfezionamento dei medesimi; quando la dimensione laboratoriale della didattica crea il cerchio magico dell’intesa tra pari, determinato da un atteggiamento non giudicante dei membri del gruppo; quando la frontalità e la frammentarietà del nostro sistema scolastico sono destrutturati dall’interno, mirando alla interconnessione delle conoscenze da acquisire, predisponendosi al riesame costante delle stesse entro un progressivo, costante e gratificante approfondimento dei significati; in tutti questi casi, siamo di fronte a un’esperienza formativa fondamentale.

La didattica, in fondo, è empatia

Non può esserci comprensione profonda, strutturata, guidata, consapevole se non all’interno di una relazione autentica tra docente e discente.

E ora – finalmente – giungiamo al punto di svolta del nostro ragionamento: quale percorso o progetto risulta davvero congeniale alla dimensione empatica della didattica? Quale fonte primigenia ha assicurato all'essere umano una capacità elaborativa superiore rispetto a ogni altra specie vivente se non il linguaggio?

Bellissimi frammenti vaganti, le parole che impariamo da bambini sono le regine del salto metacognitivo primordiale alla base dell’apprendimento. Da bambini ci spinge di certo la necessità e il desiderio di stare dentro a una relazione (è la madre che parla o il fratello maggiore, oppure la tata o l’insegnante della scuola dell’infanzia), ma anche la curiosità, la spinta biologica e la tanto famosa quanto discussa motivazione all’apprendimento.

Si tratta di ripristinare quell’ascolto attivo spontaneamente ricettivo ed emotivamente coinvolgente, facendone la base di un percorso più ampio riguardante la letto-scrittura.

Dobbiamo leggere libri interi ad alta voce in classe, predisporre percorsi di comprensione testuale mirati, il cui grado di complessità corrisponda alle diverse esigenze della classe (livello A e livello B), sollecitare continuamente la dimensione elaborativa dei contenuti (prevalenza di domande aperte), organizzare la fruizione di contenuti articolati e complessi, ristabilire il filo conduttore del significato contrastando la frammentarietà di informazioni, trame e persino emozioni del mondo digitale.

È necessario ripartire dall’ascolto attivo, ponendoci come obiettivo la comprensione testuale, competenza trasversale fondamentale.

Il progetto Oltreantologia, realizzato dall’ic9 “Il Guercino” di Bologna, si propone da anni di sostituire la tradizionale antologia con la lettura integrale di libri per tutto il periodo di scuola media inferiore, e molte scuole in Italia hanno iniziato il percorso di lettura ad alta voce partendo dalle scuole dell’infanzia.

Federico Batini, nel suo libro Il futuro della lettura ad alta voce. Alcuni risultati della ricerca educativa internazionale, definisce nel dettaglio gli incredibili miglioramenti dei processi di sviluppo cognitivi, psicologici, identitari ed emotivi ottenuti dal progetto.

Per quanto riguarda l’empatia ne ho evidenziato la sua connaturata efficacia in alcuni esempi didattici nel libro Didattica ed Empatia.

Riferimenti bibliografici

  • Daniel C. Dennet, Dai batteri a Bach. Come evolve la mente, Raffello Cortina Editore, Milano 2018.
  • Antonio Calvani, Come fare una lezione efficace, Carocci, Roma 2014.
  • Maddalena Raffa, Didattica ed Empatia, Armando Editore, Roma 2022.