Dire, fare, insegnare
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I robot entrano in aula. Insegnare e imparare divertendosi

La docente Giorgia Cavallo propone un'attività un po' "fuori dalle righe" per insegnare agli alunni della primaria a riconoscere la destra e la sinistra grazie a un robot speciale.

Primaria  Grandi insegnanti 
31 marzo 2022 di: Giorgia Cavallo
copertina

Non tutto quello che si impara tra i banchi di scuola è di per sé interessante. Non a caso il suono della campanella estiva scandisce da sempre un desiderio di evasione e di libertà, un momento in cui potersi dedicare al famigerato tempo libero, che manca nelle vite sempre in corsa di grandi e piccini. Come rendere allora la scuola meno noiosa?

A tutti sarà capitato di guardare un film americano, con in primo piano i corridoi “con gli armadietti”, i progetti laboratoriali, i contest tra ragazzi e le gare sportive, e di pensare quanto quel tipo di scuola sia lontano dalla nostra realtà. Non esistono però ricette per dare vita alla “scuola perfetta” né per ottenere studenti che amino di più stare in classe che in spiaggia. Tuttavia possiamo, da insegnanti, educatori e genitori, recuperare la presenza educativa che sta rischiando negli ultimi anni di diventare confusa, e far nascere nelle nuove generazioni un’idea di scuola diversa da quella tradizionale.

Immaginiamo, per esempio, di dover insegnare a bambini di sei o sette anni la distinzione tra destra e sinistra. Potremmo utilizzare le pagine del libro di testo che propongono esercizi per consolidare i concetti topologici destra-sinistra, sopra-sotto, davanti-dietro e così via, chiedendo quindi agli studenti di alzare la mano destra e poi la mano sinistra finché non commettono più errori. È una delle possibilità: fondamentalmentenon esistono “metodi giusti” e “metodi errati”, ma forse la differenza sta nel chiedersi anche “Quanto mi sto divertendo io, come insegnante, durante questa attività?”.

Credo fermamente che se noi ci divertiamo, anche i nostri studenti ne verranno contagiati. Questo non vuol dire che le cose che ci appaiono noiose non vadano trattate, ma che sono quantomeno da "trasformare". Se nel momento in cui l’allievo apprende sperimenta la noia, la sua memoria invierà un messaggio di rifiuto al cervello per cui legherà quell’esperienza di apprendimento a un’emozione negativa, e non conserverà nel tempo alcuna informazione. Insomma, se le nostre lezioni sono noiose i nostri bambini non impareranno nulla!

Come possiamo rendere interessante per i bambini tutto ciò che leggiamo, ascoltiamo e osserviamo quotidianamente? Partendo dal rendere interessanti noi stessi. Penso che il trucco stia lì: alzare il volume della curiosità di chi si sintonizza con noi in classe tutte le mattine. Un po’ come quando scegliamo un libro da uno scaffale o un piatto da un menù: ovviamente siamo più attratti dalle trame, dalle copertine, dalle foto o dalle descrizioni più appetitose. Possiamo allora pensare non solo di essere maghi, ma anche dei perfetti ristoratori, che scrivono un menù invitante per la clientela esigente che si presenta ogni giorno per rimanere "a tavola" per almeno 6 ore.



Per imparare i concetti di destra e sinistra in modo divertente possiamo proporre a bambini e bambine un'attività con un piccolo robot: una semplice ape gialla a strisce nere con qualche tasto di programmazione sulla schiena, chiamata Bee-bot. All'ingresso nella mia classe, lo stupore e la curiosità verso quel nuovo amichetto e le emozioni positive che ha suscitato negli alunni mi hanno davvero aiutata nel processo di apprendimento.

Ho lasciato una prima parte di esplorazione libera, dove ogni piccolo gruppo disponeva di un robot spento. L'intento era quello stimolare gli alunni a farsi delle domande e attivare la ricerca autonoma delle risposte. Insieme i bambini hanno cercato il tasto di accensione e il modo in cui avrebbero far muovere il robot: cosa di più interessante e curioso, per dei bambini, del vedere un’ape robotica muoversi tra i propri banchi di scuola?

Dopo la gioia iniziale per la scoperta del funzionamento dello strumento, ho chiesto loro di provare a progettare individualmente un percorso utilizzando le frecce sulla schiena di Bee-bot. Una volta creato il proprio "percorso di volo" per Bee-bot, i bambini hanno ricostruito in palestra la loro sequenza utilizzando delle tessere plastificate, orientando il proprio corpo sul percorso al posto del robot. Infatti il primo oggetto che il bambino percepisce è il proprio corpo: questo può essere quindi il primo passo per arrivare a proiettare lo stesso schema mentale su oggetti esterni, come appunto Bee-bot.

Infine, ogni bambino ha ricostruito il proprio percorso a terra e lo ha digitato in sequenza sulla piccola ape robotica. Mentre Bee-bot si muoveva il bambino controllava ogni spostamento tenendo l’indice sul comando corrispondente. Se il movimento non coincideva, con l’aiuto dei compagni al riprendevano il controllo del processo e riprogrammavano dall’inizio facendo attenzione a reinserire il codice corretto. Un consiglio: se il bambino si posiziona dallo stesso lato del robot, e non in una posizione "a specchio", riesce a dare i comandi destra e sinistra, avanti e indietro più facilmente. Per documentare la competenza di ciascun bambino, oltre a scattare foto e video, in un secondo momento si possono raccogliere informazioni in griglie valutative.

Infine, perché non consolidare l’apprendimento anche con un videogioco? Proiettando Minecraft education sulla LIM poniamo agli alunni l'obiettivo di guidare il personaggio attraverso le frecce presenti in basso a sinistra sullo schermo,. Si tratta anche qui di organizzare un percorso e far spostare un elemento nello spazio, ma questa volta esplorando il mondo digitale.

Adesso tutti i miei alunni di classe prima hanno imparato a distinguere destra e sinistra, ma ciò che spero di più è che un giorno si ricordino di quella lezione in cui un’ape con gli occhietti grandi è entrata in classe per passare una giornata scolastica un po’ fuori dalle righe. Credo in una scuola fuori dalle righe e dagli spazi. E voi?

Bibliografia

Quaglia R., Psicologia dello sviluppo, Teorie, modelli e concezioni, Erickson, 2007

Lucangeli D., Cinque lezioni leggere sull'emozione di apprendere, Erickson, 2019

Sitografia

La responsabilità di un'educazione consapevole - RaiCultura