Dire, fare, insegnare
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Scuola e Ulisse: limiti, soglie e passaggi

Una riflessione di Asteria Bramanti sul rinnovamento dell’ambiente scolastico e sull’importanza del concetto di “limite” a scuola.

Metodologie 
12 gennaio di: Asteria Bramati
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Nella società della conoscenza, la scuola impone di confrontarsi con competenze diverse da quelle richieste dalla società industriale, pena una pericolosa distanza fra il mondo della formazione e le pratiche sociali delle nuove generazioni. Per molto tempo l'aula di scuola è stata il luogo principale dell'istruzione scolastica, gli altri spazi erano strumentali o accessori alla sua centralità. Oggi sorge una nuova necessità, quella di vedere la scuola come uno spazio aperto e integrato in cui i diversi microambienti educativi, finalizzati a scopi diversificati, hanno la stessa dignità e risultano flessibili. Bisogna creare degli spazi che presentano un adeguato livello di funzionalità, comfort e benessere per realizzare molteplici attività nella scuola.

I luoghi della didattica sono spesso semplicemente chiusi, a scapito della socializzazione e del confronto per le nuove generazioni, invece che rappresentare veri e propri laboratori di sperimentazione e formazione per la società del futuro. Già prima della pandemia, la situazione dell’edilizia scolastica non si poteva definire certamente adeguata agli standard richiesti. La pandemia ha messo ancor più in risalto queste carenze, e quanto sperimentato negli ultimi anni deve rappresentare un’occasione per divulgare e mettere in pratica soluzioni costruttive e tecnologiche ormai largamente disponibili. Gli edifici scolastici devono essere ripensati in un'ottica di architettura 4.0, con un approccio orientato a rendere l’esistente più efficiente e a ripensarlo in funzione del cambiamento della didattica, con spazi flessibili e adattabili alle esigenze dei fruitori. Alla base vi deve essere il cambiamento del paradigma educativo.

Il viaggiatore Ulisse conosce fin dall’inizio dove si concluderà il suo viaggio (cioè il suo fine, che coincide con il ritorno ad Itaca), perciò fa tutto ciò che gli è possibile fare per raggiungere questo suo fine, in quanto si crede sovrano e costruttore di se stesso (per questo Dante lo accusa di hybris, “tracotanza”). L’educatore che assume come paradigma Ulisse pretende di sapere con certezza e fin dall’inizio il fine del processo educativo, trattando il soggetto dell’educazione, l’educando, come se fosse un oggetto da plasmare con le sue mani e non un essere libero e autonomo.

Secondo molte ricerche recenti psico-neurologiche nel contesto scuola intervengono alcune variabili di natura motivazionale che incidono sul processo di apprendimento dello studente. Il pedagogista americano Bronfenbrennerparte dall'assunto che le persone sono inserite in un ambiente che presenta diversi livelli di complessità. L’influenza del contesto ambientale sulla nostra psiche è determinante, perché funziona da marcatore, evidenziatore e amplificatore della situazione che stiamo vivendo. In particolare, c'è un elemento del contesto dato per scontato che costituisce in realtà la premessa per un apprendimento efficace, questo fattore è l'entrata o l'ingresso. Ogni insegnante quando entra in classe e fa entrare in aula i propri studenti varca una soglia, un limite, quello della scuola. Un limite che non è solo fisico, ma, soprattutto mentale.

Per definizione il limite deriva dal latino limen, liminis, che indica la soglia o l'ingresso. L'aggettivo “liminale” ha la sua origine specifica nel campo della psicologia: fa riferimento a un fenomeno sulla soglia della coscienza e della percezione (si veda Andrea Gentile, Intuizione creativa, Rubbettino Università, Roma, 2012). Differente dalla marginalità, la liminalità è connotata da un maggiore senso di neutralità e dinamicità; essa ha la potenzialità di dare accesso a realtà nuove o perfino produrle. In questo senso, un margine può essere liminare, invece, un limite non può essere marginane. Esso può essere identificato come luogo che rappresenta il necessario passaggio della nostra soggettività verso un nuovo orizzonte: il limine è una fase o stato di passaggio, di transizione, di trasformazione che si configura nella sua dinamicità.

Il limen caratterizza un rapporto come quello tra insegnante e allievi non, invece, una divisione. Se limes è il confine che circonda un territorio, una difesa rispetto ai pericoli che possono provenire dall'entrata, il limen è una sorta di porta aperta. Questa distinzione era presente già in epoca romana dove limes era inteso come una linea di separazione che poteva assumere i caratteri di una frontiera, una strada o, appunto, un confine; mentre limen era da intendersi come un perimetro, una linea che circoscrive e assumeva quindi il significato si soglia, di ingresso.



La parola “limitea scuola è ambigua, spesso gli insegnanti parlano dei limiti dei propri studenti e ciò anche senza volerlo, in quanto tale parola può indicare soglie da non superare e soglie che, invece, devono essere attraversate, per crescere e imparare a fare cose nuove. Ci sono i limiti da non superare perché superarli significa eccedere una misura (nel “troppo” o nel “troppo poco”) e ci sono i limiti da superare, perché superarli significa per così dire “ridisegnare” le proprie possibilità, avere nuove idee e imparare a fare cose nuove.

A scuola è meglio, quindi, parlare di soglia anziché di limiti. La soglia di un luogo è un concetto diverso rispetto al suo margine o perimetro, essa permette l'accesso; la soglia si contraddistingue anche rispetto a un varco, costituzionalmente legato all’idea di uno spazio chiuso. Invece, la soglia non ha bisogno di confini netti. Gli spazi che connette sono spazi che essa stessa “apre”, senza per questo chiuderli reciprocamente. Non coincide, con un’apertura “nel” perimetro, bensì con l'apertura “del” perimetro.

La soglia si rivela apparentemente come “non situata” nella sua estrema astrattezza. Al contrario, la soglia è qualcosa di estremamente concreto. Per comprenderlo è sufficiente guardare all'esperienza. Pensiamo, ad esempio, alla soglia della porta di una abitazione. Essa è quella che segna il punto-limite oltre il quale si entra o si esce. La soglia è comunemente identificata con la porta, quell'apertura che la casa stessa “esige” per potersi differenziare in relazione all'altro. Una differenziazione dal mondo esterno che c'è in ognuno di noi e nei propri allievi. Ma la soglia non limita, bensì, apre.