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Casco Learning. Costruire insieme le competenze trasversali di domani

I progetti per le scuole di Casco Learning Center, messi a punto grazie alla collaborazione di professionalità diverse, puntano a costruire percorsi di apprendimento significativo basati sull'esperienza.

Metodologie 
27 febbraio 2023 di: Redazione
copertina

Alessandro Catellani, Community e general manager di Casco Learning Center – Centro per gli apprendimenti e lo sviluppo delle competenze, ci ha raccontato come funziona l’ecosistema collaborativo che ha co-fondato e cosa offre in particolare il suo settore Educational: un servizio innovativo per le scuole e gli studenti, che propone attività e crea progetti su misura con l’obiettivo di formare a competenze trasversali e digitali utili dentro e fuori dalle aule.

1. Da dove nasce l’idea di Casco?

Casco come organizzazione è una brand community: nasce cioè dalla collaborazione di più soggetti, tra cui Gruppo Scuola di Parma, la cooperativa di cui sono stato presidente e che da tantissimi anni lavora nell’ambito dell’educazione non formale, quindi nell’ambito delle politiche giovanili e di diverse progettualità in stretta sinergia con le scuole.

Con la cooperativa abbiamo dato vita negli anni a tantissime esperienze legate a centri di aggregazione giovanile e luoghi di comunità, e dentro le aule a progetti innovativi per cercare di accompagnare i processi di cambiamento della scuola, portando nuove tecnologie e metodologie e cercando il più possibile di ingaggiare studenti e studentesse nei percorsi di apprendimento. Il focus delle nostre attività, in particolare, sono ragazzi e ragazze “ad alto rischio” e in situazioni di difficoltà.

Al centro mettiamo sempre le persone, le comunità e i loro bisogni, che cambiano nel tempo: per questo anche noi, per fare innovazione culturale e perché la nostra fosse davvero un’azione trasformativa, abbiamo deciso di cambiare e far evolvere le modalità del nostro progetto. Abbiamo così intrapreso la strada che ci ha portato a Casco.

2. Quali sono le tappe che vi hanno portato a fondare Casco su un metodo che basa l’apprendimento significativo sull’esperienza?

Quando una decina di anni fa abbiamo iniziato ad aggiornare i modi e gli obiettivi del nostro progetto, la prima innovazione è stata quella di trasformare i centri giovanili in luoghi collaborativi. Cosa significa? Abbiamo pensato di condividere lo spazio per rispondere ai bisogni di popolazione giovanile in senso ampio, aprendosi quindi a giovani adulti intraprendenti e mettendo a loro disposizione un coworking, un laboratorio di sperimentazione digitale, una music factory con studio registrazione e web radio, un’officina audio-visiva… Ogni centro si è trasformato secondo al propria vocazione, attirando i giovani di una specifica area.

Mettere nello stesso luogo giovani diversi ha aiutato anche a andare oltre l’idea che i centri giovanili fossero solo per soggetti problematici, e al tempo stessi a dare esempi positivi ai ragazzi più difficili. I centri hanno così iniziato a chiamarsi “palestre degli apprendimenti”, dove poter costruire e potenziare competenze trasversali. Si sono infatti venuti a trovare nello stesso spazio educatori, psicologi, pedagogisti, insieme a esperti di digitale, audio e video maker e altre professionalità.

Si è costruito così un rapporto virtuoso: da una parte il centro sopperisce al bisogno del giovane adulto che ha bisogno di una postazione, di consulenze gratuite e altri servizi, dall’altra gli viene chiesto in cambio di essere una risorsa informale per l’educazione ragazzi. Così, per esempio, grazie al coinvolgimento di un educatore esperto di robotica nascono attività di robotica educativa. Da questo esperimento è nato FabLab Educational, ramo di impresa della cooperativa, per valorizzare le competenze maturate in questi centri e remunerare i giovani freelance collaboratori.



Da qui a Casco il passo è stato breve: un centro per gli apprendimenti e lo sviluppo delle competenze per strutturare meglio la proposta educativa e formativa e rendere più chiara e l’organizzazione dei contributi di queste persone. Nel 2018 il progetto è partito dai temi dell’educazione digitale, del metodo di studio e delle strategie di apprendimento, coinvolgendo docenti e professionisti (per esempio di ambito neuroscientifico). Dopo il lancio a Fiera Didacta Italia 2019, Casco è decollato definitivamente nel post-lockdown, soprattutto nell’area formazione docenti.

Il metodo su cui ci basiamo le attività proposte è il cosiddetto LUR: Learn, Unlearn, Relearn. Vogliamo cioè aiutare ad apprendere, ma per farlo bisogna prima far “disapprendere” alcune rigidità di approccio, a livello di conoscenze personali e di interazioni relazionali, per poi far “reimparare” attraverso percorsi di tipo esperienziale. Per esempio prima di proporre fondi e corsi a scuole e docenti bisogna educarli a una partecipazione attiva e propositiva. In questa prospettiva anche dopo i momenti di formazione dedicati spesso rimaniamo a disposizione per supporto e consulenza a chi si è rivolto a noi, in uno scambio che riflette il tipo di collaborazione che promuoviamo nei nostri centri.

3. Casco si basa su un metodo gestionale innovativo. In che senso si può definire un ecosistema collaborativo?

Casco ha un’organizzazione orizzontale, basata su una cooperativa e una associazione di promozione sociale, che permette a tutti di sentirsi parte del progetto e fruire di una serie di vantaggi. Ogni area o cellula di attività ha poi una propria autonomia gestionale: Casco Educational, la principale, si occupa delle attività per scuola, docenti e studenti; Casco Enterprise opera interventi all’interno di aziende e imprese; Casco Care offre servizi per la comunità, tra cui parent training, compiti nel pomeriggio, iniziative gratuite di formazione, sportelli psicologici.

Anche quando partecipiamo a gare d’appalto cerchiamo sempre di agire in un'ottica di coprogettazione e partenariato, con progetti su misura che risultano efficaci proprio perché non devono rispettare vincoli già imposti all’inizio, ma si costruiscono insieme di volta in volta. In tutte le nostre attività, portate avanti anche con poli formativi nazionali, mettiamo in campo competenze consolidate da momenti di autoformazione e da un’attenzione costante all’aggiornamento sui temi più attuali, come per esempio la dispersione scolastica, e al collegamento da tenere vivo tra gli spazi educativi e la realtà sociale.

Casco ha una struttura che segue una logica ecosistemica aperta: i nuovi arrivati hanno la stessa importanza di chi è qui da più tempi, hanno accesso a tutte le informazioni e sono così liberi di creare nuove sinergie sulle singole progettualità e di portare il loro contributo. Anche la ricerca dei formatori che seguono i diversi percorsi, come seminari, workshop e hackathon per le scuole, vengono da reti e ambienti diversi. Il punti di forza è proprio la collaborazione tra competenze e professionalità eterogenee, che stimolano continuamente il confronto con altre realtà e ci permettono di mantenere alta la qualità dei nostri servizi.